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A che punto è la stagione NBA (vol. 2)

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A cura di @Lemkin.

Ci eravamo lasciati qui con la gara tra 76ers e Warriors a chi sarebbe prima riuscito a interrompere la striscia di sconfitte/vittorie consecutive. Sono stati i secondi, che hanno vinto contro i Lakers di Kobe Bryant che ha annunciato il ritiro. I Warriors invece, alla ventesima vittoria consecutiva, migliori interpreti della tendenza del gioco a farsi sempre più small e rapido, sembrano sempre più imbattibili. Visto che parlare della perfezione è spesso noioso, allora, è forse più utile porsi il problema di quale strategia – e quali squadre – possano batterli. Può essere una risposta proprio quella di andare controtendenza e abbassare il ritmo, giocando un basket più old school?

Quanto ai 76ers, la domanda che continua a porsi è se la loro strategia sarà efficace, e se sia un buon esempio per le altre squadre NBA.

Un’altra questione che avevamo affrontato era quella della crisi di alcune contender dell’ovest e del risollevarsi della Eastern Conference. In questo senso, se i Grizzlies paiono risollevarsi, i Rockets sembrano alla deriva, avendo anche esonerato l’HC Kevin McHale. L’impressione che si vada assottigliando la differenza tra le due conference, che ha caratterizzato la Lega del post-Jordan fino a farsi quasi insostenibile nelle ultime due stagioni, pare ulteriormente confermata dai dati.

Tra le sorprese della stagione, va segnalata Indiana, che come tante altre squadre (Pelicans, Bulls, Wizards) ha deciso di modificare radicalmente il proprio stile di gioco, andando proprio nella direzione della small ball. I risultati rispetto a quando i Pacers giocavano in modo molto più lento e controllato non sono cambiati, a differenza che per le altre squadre citate, che mostrano diverse difficoltà. Merito di un grande (e sottovalutato) allenatore come Frank Vogel, e soprattutto di un Paul George che dopo l’infortunio appare addirittura migliorato. I problemi che stanno invece incontrando i Wizards a mutare il loro stile di gioco sono invece raccontati qui.

In una lega in cui i 3 atletici che possono anche fare i 4 come il citato Paul George sono sempre più importanti, cresce in modo impressionante (e silenziosamente) Kawhi Leonard. L’ala degli Spurs sta facendo una stagione che, non ci fosse in giro Curry, lo collocherebbe in prima fila tra i candidati all’MVP

Per finire, un’interessante schema sul funzionamento degli attacchi di tutte le squadre NBA e il solito power ranking delle squadre NBA aggiornato. Chi sta in testa e chi sta in fondo già lo sapete.

 

Immagine via pixabay, CC0 Public Domain


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