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Henry Kissinger e l’ordine mondiale

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Su suggerimento di @HugoFiala.

Stefano Graziosi su Gli Stati Generali parla dell’ultimo libro di Henry Kissinger (segretario di Stato del governo Nixon e Ford dal 1969 al 1977). Il libro s’inserisce nell’analisi della politica europea – un argomento che sembra essere molto interessante per gli analisti politici statunitensi – ricoprendo tutta la storia europea e asserendo che la soluzione migliore sarebbe ripresentare un equilibrio simile alla Pace di Vestfalia. Un modo, per l’ex politico, di rispecchiare la varietà geopolitica e culturale europea, in antitesi al monolitismo islamico (con buona pace delle varie divisioni interne all’Islam).

Una tesi che riprende l’idea dello Stato-nazione, decretandone non la fine, ma proprio la sua modernità e quindi la sua necessità se si vuole ricreare un ordine mondiale che tenda all’equilibrio delle potenze. Un’analisi più approfondita del libro si trova in Nuova Rivista Storica, in cui si dice:

Secondo Kissinger questa sfida, che si estende dall’Ucraina al Medio Oriente, non porterà a una nuova «Grande Guerra», a una replica cioè del 1914 o del 1939, come sconsideratamente hanno annunciato non solo alcuni analisti ma anche il nuovo presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, quanto a «un’evoluzione della carta politica del pianeta in “sfere d’influenza”  egemonizzate da Stati diversi e a diverse forme di governo,  ai cui margini ciascuna sfera sarebbe tentata di testare la sua forza contro altri soggetti ritenuti illegittimi». Questa competizione tra «spazi regionali», che si va ora configurando e che potrebbe essere ancora più letale per la pace della lotta tra i «Grandi Spazi continentali» del passato, suona la campana a morto per la rischiosa utopia del World Order americano e ne disvela la debolezza di costruzione ideologica, e quindi artificiosa, in tutto simile a quella sperimentata, dopo il 1792 e dopo il 1947, dalla rivoluzione francese e da quella comunista.

È forse interessante, in tutto questo, notare come la geopolitica statunitense e quella europea siano molto più vicine di quanto non sembri.

Un altro approfondimento si trova sul Washington Post (tradotto dal Corriere della Sera).

 

Immagine da Wikimedia Commons


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