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L’epopea di una donna padovana per poter abortire

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A cura di @ste.

Dopo le recenti discussioni sulla decisione di aprire un concorso per non-obiettori, è di qualche giorno fa la notizia di una donna padovana che si è vista rifiutare la pratica di aborto 23 volte prima che l’ospedale di Padova (il primo a cui si era rivolta e il primo che l’aveva respinta) e che la accettasse dopo l’interessamento della CGIL.

Con una decisione sofferta, ha deciso di interrompere la gravidanza entro i primi 90 giorni, come prevede la legge 194. Era al secondo mese avanzato e doveva fare in fretta. L’ospedale di Padova, la sua città, è stato il primo ad essere interpellato. Ma a Padova come poi in altri 22 nosocomi del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e del Trentino Alto Adige, la donna si è sentita respingere la richiesta di abortire, con giustificazioni sempre simili: «non c’è posto», «ci sono le vacanze», «sono tutti obiettori», «il problema non è solo trovare un medico, ma anche un anestesista non obiettore di coscienza», «si rivolga alla sua Ulss» e così via. Stremata, ma anche preoccupata per i tempi stretti che impone la legge, la 41enne si è rivolta come ultima spiaggia alla Cgil, che è riuscita a sbloccare la situazione proprio nell’ospedale di Padova, il primo che aveva negato l’intervento. «Mi domando che senso abbia fare una legge per dare diritto di scelta e poi non mettere nessuno nelle condizioni di farlo – ha detto la donna -. Lo trovo offensivo, inutilmente doloroso».

 

Immagine in pubblico dominio da pixabay


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