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Rafael, specialista del mattone tritato, e il Roland Garros 2015

9 commenti

Su suggerimento di @loveforty e @Hugo Fiala.

 

Il 19 maggio è iniziato il Roland Garros (o, per dirla in gergo Rai:”Gli Internazionali di tennis di Francia”).
Per la prima volta negli ultimi dieci anni, in pole position per la vittoria finale non c’è colui che, a detta di tutti, è da considerarsi il più forte tennista su terra rossa della storia di questo sport: Rafael Nadal, da Manacor, Isole Baleari (Quelli di Ultimo Uomo ne tracciano un breve ma interessante profilo, psicologico, tecnico, e umano. Tipo che è uno talmente competitivo che se lo batteste in una partita a golf, poi non vi parlerebbe per tre giorni).

Quello che inizia in questi giorni è però un Roland Garros (il torneo maschile) strano, imprevedibile; per questo, si spera, divertente. Tutti si aspettavano che a questo punto della stagione Rafael Nadal, come da dieci anni a questa parte, entrasse a Parigi con la calma di un sovrano un po’ invecchiato ma sempre potente, sereno come ogni anno in occasione della visita di maggio alla sua colonia più ricca e soddisfacente: quella terra rossa di Parigi di cui il tennista spagnolo resta l’interprete più forte della storia. Dal 2005 al 2014 ha vinto 9 volte l’Open di Francia, un record di ottantotto vittorie e una sconfitta sulla terra al meglio dei cinque set, e la certezza che nessuno nei prossimi dieci anni potrà pensare di fare anche solo la metà delle sue imprese sportive su questa superficie.

Se il re è nudo, Antonio Coiro e Nicola De Paola parlano dei possibili eredi.

 

Immagine by Yann Caradec [CC BY-SA 2.0], via Wikimedia Commons


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