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La transizione dalla vita alla morte nella Puglia Neolitica [EN]

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Katy Meyers, antropologa e blogger statunitense, analizza un recente studio sulle implicazioni culturali delle sepolture in una comunità dell’Italia Neolitica (circa 6000 AC), fatto esaminando un sito di sepoltura neolitico scoperto nella Grotta Scaloria, nel Nord della Puglia.

Per chi ha poca dimestichezza con l’inglese, @Ander Elessedil ha tradotto la maggior parte dell’articolo.

“Il processo della morte è un ineludibile atto biologico ma è anche intarsiato da aspettative culturali riguardanti il significato della morte e di come i viventi debbano agire per assicurare la miglior morte possibile al deceduto.
Tutti dobbiamo morire, prima o poi, ma come viene percepito il fatto, come i viventi danno significato al momento della perdita dell’individuo e come ci si assicura che i nostri cari siano rispettati dopo la morte fisica sono aspetti che variano enormemente fra le culture, le regioni e i periodi storici.

Un nuovo studio esamina un sito di sepoltura neolitico scoperto nella Grotta Scaloria, localizzata nel Nord della Puglia. Durante il sesto millennio a.C. la regione era densamente occupata da piccoli villaggi abitati da gruppi di famiglie. Per la loro dieta dipendevano primariamente da piante coltivate (si era agli inizi dell’agricoltura) e da bestiame addomesticato.

C’è un estesa gamma di pratiche di sepoltura in questi siti, incluse sepolture singole, sepolture multiple, recupero, cura e ri-sepoltura del cranio e esposizione del corpo del morto agli elementi. La Grotta di Scaloria consiste di numerose e profonde camere, con una scarsa praticità d’uso, dove i popoli del Neolitico erano solito deporre raffinati contenitori di terracotta per raccogliere l’acqua piovana che gocciola dalle stalattiti.
La Camera Alta della grotta è stata anche usata, a intermittenza, per il trattamento del corpo dei morti.

Gli esempi di sepolture analizzate includono fra 22 e 31 individui, ma a causa dell’elevata frammentazione dei resti il totale corretto è quasi certamente molto più alto. La maggioranza delle ossa sono di adolescenti e giovani adulti, con la presenza di ambo i sessi. Non ci sono particolari indizi di malattia o di traumi tranne tracce di una generico carenza di ferro.
Gli schemi di sepoltura individuati sono 5:
1) sepolture collettive secondarie;
2) sepolture individuali i cui crani sono stati rimossi;
3) crani isolati;
4) sepolture singole senza corredo funerario;
5) sepolture singole con corredo funerario.
Tutti i resti sono stati trovati disarticolati e mischiati, prevenendo una qualsiasi individuazione di individui specifici.

L’analisi mostra la presenza di ossa deliberatamente rotte e alcune con anche i segni effettuati da lame, utilizzate per rimuovere dall’osso carne e legamenti o per disarticolarle.

Date queste premesse gli autori ipotizzano che i resti non fossero veramente sepolture singole ma la ri-sepoltura collettiva di varie ossa tratte da scheletri di diversi individui. L’analisi degli isotopi dello stronzio, che può determinare dove vissero i singoli individui, mostra che le ossa arrivavano da varie località all’interno della regione circostante. E’ ritenuto molto più plausibile che fossero singole ossa e non corpi interi a fare il viaggio.
La comunità selezionava ossa dei morti, recenti o anche passati, sia rimuovendole dagli scheletri sia scarnificando i cadaveri, quindi le depositava nella grotta come parte di un rituale a cui prendevano parte abitanti dell’intera regione.

Ma qual era il significato di questo atto?
Le ossa erano accuratamente scarnificate e pulite prima di essere depositate nella grotta, quindi non erano scartate come rifiuti. Gli autori suggeriscono che questo rituale potesse fungere da rito di ‘fine periodo di lutto’ per questa comunità.

La morte è un rito di passaggio, che si svolge in tre parti:
1) la separazione di un individuo dalla sua identità precedente;
2) una fase di mezzo di separazione e assenza di identità;
3) una fase finale dove l’individuo si riunisce alla comunità con una nuova identità.
Sia le persone in lutto sia il deceduto attraversano questo processo. Il morto passa dalla vita alla morte fino a divenire un antenato, la comunità da una vita con il morto a una vita senza. La deposizione delle ossa nella grotta potrebbe indicare la ‘fine del periodo di lutto’ nel momento in cui le ossa sono pulite e la transizione alla morte completa.

Per queste popolazioni Neolitiche la morte, come detto atto sia biologico che culturale, potrebbe non essere stata veramente “finita” fino a quando le ossa dell’individuo non fossero state sparse nella grotta fra i morti della sua comunità. A questo punto i viventi potevano tornare alla loro vita sociale senza il morto e lui (o lei) si spostava dal reame dei vivi a quello degli antenati.”

 

Immagine tratta da Wikipedia


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