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Una “buona” alluvione

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A cura di @Ander_Elessedil

Aldo Piombino, sul suo blog Scienzeedintorni, analizza la recente alluvione piemontese e le lezioni che se ne possono trarre.

Piombino parte dal fatto che in molti luoghi colpiti dall’evento le precipitazioni siano state superiori, anche di molto, a quelle avvenute nel 1994, quando le piene dei fiumi e dei torrenti avvenute negli stessi luoghi causarono decine di morti. Nonostante ciò, c’è stato solo un morto e molti meno danni (nell’articolo per errore si parla di zero morti).

Il bilancio molto meno pesante è stato possibile grazie a estesi lavori di prevenzione messi in opera dopo il 1994. Un lavoro lungo, difficile e molto poco celebrato, che non porta titoli di giornale ed è poco appetibile per i politici e i cittadini.

Un esempio in tal senso è quello del ponte di Garessio, uno dei paesi più colpiti, che era previsto dovesse essere abbattuto, per i pericoli che comportava in caso di piena eccezionale, ma che ha causato nuovamente danni, come 22 anni fa, per l’opposizione della popolazione locale ai lavori.

 

Immagine di Longo73 via Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0


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